Teatro

Scongiurato il Commissariamento del Teatro Comunale di Bologna

Scongiurato il Commissariamento del Teatro Comunale di Bologna

Il 29 novembre il Consiglio di Indirizzo al completo, presieduto dal sindaco Virginio Merola che è anche presidente della Fondazione Lirica si è riunito a Palazzo d'Accursio e ha approvato il rilancio del Teatro Comunale: scongiurato il Commissariamento.

Scongiurato il Commissariamento del Teatro Comunale di Bologna, grazie a un patto di ferro che è stato suggellato il 29 novembre nel corso della riunione del Consiglio d’indirizzo presieduto dal sindaco Virginio Merola, che è anche presidente della Fondazione Lirica, e composto da Michele Trimarchi (vicepresidente), Chiara Galloni, Andrea Graziosi e Fulvia de Colle (consiglieri), e dal sovrintendente Nicola Sani. Presente al completo anche il Collegio dei Revisori dei Conti, composto da Cristina Rondoni (presidente), Giovanni Diana e Salvatore Tamborino.

«Il sindaco ha compiuto un piccolo miracolo. Negli anni scorsi — sottolinea il sovrintendente Nicola Saniabbiamo presentato due bilanci consecutivi in disavanzo. E se l’avessimo fatto anche quest’anno il Teatro sarebbe stato commissariato un secondo dopo». L’allarme era stato lanciato da tempo: il taglio del Fus e il mancato accordo con i sindacati per la gestione del personale in mobilità avevano lasciato un «buco» di oltre 1,5 milioni, ma la legge impone il pareggio. Martedì 29 novembre il salvataggio last minute: è stato il primo cittadino nel corso della riunione a formalizzare l’impegno di Comune, Regione Emilia-Romagna e sostenitori privati della Fondazione (coinvolti in questi giorni direttamente da Virginio Merola), per compensare la perdita di esercizio allo scopo, appunto, di conseguire il pareggio di bilancio.

Il patto prevede un’erogazione extra che va da 1,5 a 1,8 milioni di euro. L'entità del disavanzo del bilancio 2016 della Fondazione, seppur in avanzato stato di pre-chiusura, è un dato ancora non noto nel dettaglio, in quanto il risultato è soggetto a diverse variabili che potrebbero realizzarsi o meno nel mese di dicembre 2016. In questa fase, dunque, quanto promosso dal Sindaco nel Consiglio del 29 novembre, va considerato un atto di indirizzo politico con rilevanti ricadute amministrative che mettono in salvaguardia la continuità dell'attività del Teatro.

Questa notizia allontana definitivamente lo spettro del commissariamento, nel segno della realizzazione di un patto per il Teatro Comunale che -a fronte di un calo progressivo e destabilizzante del contributo ministeriale- vede riunirsi intorno al teatro stesso le forze vive del territorio, sia per quanto riguarda il settore pubblico, sia per quanto riguarda le realtà produttive e imprenditoriali del settore privato, con il fattivo coinvolgimento dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali. Un punto di ri-partenza, voluto fortemente dal Sindaco, nel processo che deve portare il teatro bolognese a consolidare il proprio ruolo tra le principali Fondazioni lirico-sinfoniche del Paese.

Un'altra questione ancora aperta però è il costo del lavoro, quello che il piano di risanamento concordato con Roma impone di tagliare: si calcola una riduzione di almeno un milione. L’Ente Lirico ha ancora in carico tutti i lavoratori e l’accordo sui 30 esuberi (che adesso sono calati di qualche unità, tra pensionamenti e allontanamenti volontari), non è stato raggiunto. I sindacati lottano ancora per compensare il taglio con altri accorgimenti. Persiste l'esigenza, all'interno del piano di risanamento - che sposta al 2018 il termine dei predetti piani (ma non del necessario pareggio dei conti economici) - e resta prioritario un importante contenimento di tutti i costi gestionali, particolarmente quello riferito al costo del personale che non ha ancora segnato significativi progressi, anche a causa del mancato accordo sulla procedura di licenziamento promossa dal Teatro, con ricollocamento del personale in esubero presso la società ALES Spa.

In effetti, il nodo del personale  è quello più ostico: entro il 31 gennaio 2017 i lavoratori in mobilità dovranno essere ricollocati nella società Ales, con impieghi a tempo indeterminato nella città di Bologna, dipendenti dal Ministero ai Beni Culturali, altrimenti la Fondazione Lirica avrà la facoltà (consentita dalla legge) di provvedere unilateralmente a ridimensionamenti dei numeri o dei contratti integrativi.

Il prossimo ostacolo è il declassamento: la possibilità, insomma, che la Fondazione Lirica diventi un semplice teatro di tradizione senza capacità produttiva (e senza organico fisso). Ad oggi è un’ipotesi remota, il termine per definire le sorti del teatro è infatti il 2018: è alla fine di quell’anno che, se i conti non saranno in ordine secondo i parametri stabiliti dal piano di risanamento, lo Stato potrà prendere i nefasti provvedimenti. Per ora però il Teatro Comunale è salvo!